Lunedì 8 novembre, ore 21.00
Saluzzo, Cinema Teatro Magda Olivero
L’INCORREGGIBILE
un film di Manuel Coser
Alla proiezione saranno presenti:
il regista Manuel Coser
Enrico Verra (coordinatore di A.i.a.c.e. Torino)
Bruno Mellano Garante regionale dei detenuti, Paolo Allemano Garante comunale dei detenuti, Claudio Sarzotti presidente di Antigone Piemonte e del Museo della Memoria carceraria di Saluzzo e professore dell’Università degli Studi di Torino
Parte da Saluzzo il tour del film “L’incorreggibile”, scritto e diretto da Manuel Coser. La proiezione di lunedì 8 novembre rientra nella rassegna “Diritti & Rovesci”, in occasione dell’appuntamento settimanale “Lunedì Cinema” al Cinema Teatro Magda Olivero di Saluzzo. Ingresso al costo di 5 euro, gratuito per i soci Arci.
Un’occasione unica perché “L’incorreggibile” – dopo l’anteprima internazionale al OneWorld International Human Rights Documentary Film Festival di Praga e quella italiana al SalinaDocFest – approderà nei cinema a partire dal 15 ottobre, distribuito da OpenDDB.
Il film, vincitore del Premio Solinas per la sceneggiatura, prodotto da Roberto Cavallini per Altrove Films con il sostegno di Film Commission Torino Piemonte – Piemonte Doc Film Fund e dalla Trentino Film Commission, sarà proiettato a Saluzzo, al Cinema Teatro Magda Olivero, lunedì 8 novembre alle ore 21.00.
Alla proiezione interverranno il regista Manuel Coser, Bruno Mellano e Paolo Allemano, rispettivamente Garante regionale e Comunale dei detenuti, Claudio Sarzotti, presidente dell’associazione Antigone Piemonte e del Museo della Memoria carceraria di Saluzzo, nonché professore dell’Università degli Studi di Torino, e Enrico Verra, regista e coordinatore di A.i.a.c.e. Torino che modererà l’incontro al termine della proiezione.
Dopo cinquant’anni di dura detenzione (di cui gli ultimi tredici senza vedere il mondo esterno), classificato come “socialmente pericoloso”, Alberto Maron verrà scarcerato e restituito ad un mondo che gli è ormai ignoto. Il primo lungometraggio di Manuel Coser, premiato come miglior documentario con il Premio Solinas per il Documentario nel 2016, segue il ritorno alla libertà di un uomo solo, vissuto come uno strappo al suo universo noto. Il gioco filmico dell’autorappresentazione, frutto del patto nato dalla lunga relazione col regista, lo porterà a misurarsi con la propria condizione esistenziale e a riconoscersi senza finzioni. Alla prova, oltre alle relazioni che dovrà tenere al di fuori del mondo criminale, è tutto il percorso di rieducazione e correzione che il carcere come istituzione è chiamato a creare. La scelta del bianco e nero nelle riprese offre un registro emozionale pittorico, che muove lo spettatore verso una visione mimetica con il mondo del protagonista, sottolineando lo spazio angusto e sospeso in cui si muove e la distanza dalla realtà che lo circonda. La scelta di evitare riferimenti visivi al carcere come luogo fisico è un importante elemento estetico del film: l’obiettivo è quello di comporre un’immagine di Alberto che vada al di là degli stereotipi del detenuto, per conoscerne la condizione di “imprigionato” attraverso la sua realtà attuale e comune.