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Le pareti del Cinema Teatro Magda Olivero, lo scorso sabato 3 luglio durante lo spettacolo “Anima smarrita” di e con Alessio Boni e Marcello Prayer, si sono intrise delle parole di Dante che hanno rimbombato nella bocca degli attori, nelle orecchie degli ascoltatori e nei cuori degli appassionati. Anche la rassegna saluzzese non poteva mancare del festeggiamento in occasione del settimo centenario dalla morte di Dante, che sta riaccendendo le luci sugli studi e i misteri che il sommo poeta ha velatamente nascosto tra le righe delle sue terzine. E lo spettacolo che Alessio Boni e Marcello Prayer hanno scelto di costruire va ad annullare ogni interpretazione (perlomeno verbale) dell’attore. Il testo del copione è infatti scarno di manipolazioni e riporta fedelmente le parole che il fondatore della nostra lingua aveva attentamente selezionato per costruire alcuni tra i canti che ebbero immenso successo nella storia della critica letteraria attraverso i secoli.  Un’interpretazione che è però gestuale, fatta di cambi di intonazione, intensità, voce, impeto, che prende per mano l’ascoltatore e lo accompagna in viaggio tra i mondi dell’Oltretomba. Un Oltretomba fatto di Inferno, Purgatorio e Paradiso e che si proponeva, in base alle intenzioni dell’autore, come marcatamente cristiano, nonostante le critiche che il Poema ha ricevuto proprio dalla Chiesa nel corso dei secoli. Un ostruzionismo cattolico che, impedendone la lettura e spesso bruciandone le copie, ne ha determinato la fortuna e la fama. Si sa, più una cosa è proibita, maggiore è l’interesse che scaturisce. Boni e Prayer, apparentemente statici seduti sui loro sgabelli, sono dinamici nella narrazione e scaraventano lo spettatore attraverso i mondi del peccato, dell’espiazione e della salvezza. Anche il gioco di colore che scelgono di utilizzare è funzionale allo scopo. Le pareti del fondale si sono tinte di rosso nella lettura dell’Inferno, di arancione in quella del Purgatorio e di azzurro per il Paradiso. La voluta e attentamente ricercata nudità scenica a servizio della parola, cerca di trasformare il dialogo a due in una voce unica, a cui si uniscono le testimonianze audio di alcuni poeti del Novecento, uniti dall’amore per la Visione dantesca. Le voci di Jorge Luis Borges, Stefano Carrai, Giorgio Albertazzi, Giorgio Caproni, Giuseppe Ungaretti, Eugenio Montale, David Maria Turoldo, Carmelo Bene, Massimo Troisi, Pier Paolo Pasolini/Domenico Modugno spezzano il dialogo a due, il distacco tra un canto e l’altro, una cantica e l’altra, ma contemporaneamente ne consentono un’amalgamazione, la costruzione di un fil rouge che unisce gli albori della lingua e della poesia italiana alle forme novecentesche e attuali che essa ha assunto.

Un autore che non nasce solo con la Divina Commedia ma che è mosso e definito, naturalmente, da molti degli stimoli politici, letterari e artistici che scaturiscono dal suo tempo, come la nuova considerazione dell’amore che i poeti maturano e che lo stesso Dante muterà nel corso della sua vita ed esperienza letteraria. Un amore, quello della Comedía, che ha obiettivi e sfumature quasi agli antipodi rispetto ai celeberrimi capitoli iniziali della Vita Nova, dove la tensione all’amore della donna angelicata era la massima aspirazione. Proprio nel corso di quest’opera maturerà una visione dell’amore che diventerà strumento di elevazione spirituale e di salvezza dell’anima. Il proposito di «dicer di lei ciò che mai fue detto d’alcuna», con cui si conclude la Vita Nova, sembrerebbe proprio realizzarsi della Commedia, anche se non è sicuro che una simile dichiarazione d’intenti non risalga a un periodo successivo, in cui l’opera che lo rese universalmente celebre aveva già una struttura, se non definita, almeno abbozzata.

La decisione di dare unicamente spazio ai versi danteschi risponde alla necessità di comprendere meglio ciò che viene insegnato nelle aule scolastiche, dove spesso Dante è relegato, riscoprendone le sfumature e i dati nascosti che, con una interpretazione profonda come quella fatta dai due attori sul palco, giungono dirette ai cuori degli spettatori.